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Export di Vini e Spiriti Italiani

Export di Vini e Spiriti Italiani

L’export di vini e spiriti italiani costituisce una buona quota dell’export di Food&Beverage italiano. Nel 2021 l’incremento delle esportazioni vinicole italiane è stato a doppia cifra per tutti i prodotti, dai vini fermi ma soprattutto agli spumanti, i quali, secondo Federvini, hanno registrato il +20%.

Nonostante il crollo dei consumi dovuto al lockdown del 2020, l’Italia ha saputo sfruttare maggiormente l’estero per rientrare delle vendite perse in Italia. Nel 2021 si stima che il vino abbia raggiunto i 7,1 miliardi di euro in crescita sia rispetto al 2020 (+13%) ma anche rispetto al 2019 (+10%).

I leader indiscussi sono stati i vini piemontesi e veneti, in particolare i rossi e il Prosecco. Il Prosecco Doc ha superato i 600 milioni di bottiglie nel 2021, che in volume sono più del doppio dello Champagne. Una buona notizia? Non del tutto: vendiamo di più in quantità ma meno in “qualità” nel senso di valore commerciale.

export di vini e spiriti italiani 2021

Verso quali Paesi esportiamo vino?

Un forte incremento di domanda di vini italiani, ma non solo, è stato registrato nei mercati cinesi e giapponesi. In particolare, la Cina ha un vuoto di offerta dovuto ai dazi imposti nei confronti dei vini australiani, che però si sta rapidamente colmando con i vini cileni. La maggior parte delle vendite di vini italiani comunque rimangono rivolte a USA, Regno Unito, Russia e Germania.

Trend per gli anni a venire

  • Il trend principale che non è riservato solo al vino e agli spirits è il prodotto biologico, sostenibile e naturale. Queste caratteristiche stanno riscuotendo sempre maggiore attenzione nei consumatori italiani e stranieri e non si riferiscono solo al prodotto in sé ma anche al packaging e a tutta la supply chain. In crescita è la domanda, soprattutto da parte di francesi, giapponesi e canadesi, di PET NAT. I PET NAT, (pètillant naturelle) sono vini dalle bollicine naturali che vengono imbottigliati durante la fermentazione.
  • Nel 2020 è esplosa la vendita di prodotti, anche alimentari, online. Abbiamo tutti scoperto la comodità di questo canale e seppur preferiamo l’acquisto in negozio, spesso ci ritroviamo ad acquistare online. È quindi indispensabile la presenza almeno di un sito web di rappresentanza, ancor meglio se si ha un e-commerce o quanto meno il nostro prodotto sia presente su un marketplace. Questo è anche più vero se si guarda all’estero, in particolare in estremo oriente, dove la maggior parte degli acquisti invece avvengono già online.
  • Gradazione alcolica ridotta: la tendenza è spinta dai consumatori più giovani, della Generazione Z e dei Millenials. I Paesi che apprezzano maggiormente questa caratteristica sono Svizzera (58%), Olanda, Irlanda e Giappone (36%).
Vino italiano aiuti

Export di spiriti italiani

Nel primi 8 mesi del 2021, secondo Federvini, gli spiriti italiani hanno registrato un +22% rispetto al 2020. Il 44% del valore esportato nei primi 9 mesi del 2021 è stato concentrato in distillati e acquaviti, in particolare la grappa.  

Un nuovo trend, scoppiato durante la pandemia, è stato il mixology, ovvero degustare gli spiriti in modalità mixata e questo trend si sta sviluppando più tra le mura domestiche che fuori casa.

I principali mercati di sbocco per gli spirits italiani sono ancora gli USA, i quali registrano una crescita del +21% rispetto al 2020. Seguono Germania +20%, Regno Unito +43%, Canada +22% e Francia, seppur in calo del -41%.

Nello specifico invece la grappa è favorita in Germania, Svizzera, Austria, Canada e USA, di cui questi ultimi due detengono il primato di crescita (+48% e +46%).

Per l’export di vini e spiriti italiani, le imprese che hanno beneficiato maggiormente della crescita sono state quelle più grandi. Infatti, le imprese più grandi sono dotate di una capacità organizzativa e liquidità maggiore. Ciononostante, le imprese più piccole non devono abbattersi! Bisogna però partire a piccoli step e organizzarsi a priori, ad esempio con un sito in lingua, partecipare a fiere e qualora non si possa assumere un Export Manager interno, affidarsi a professionisti in outsourcing come sono i TEM (Temporary Export Manager).

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